La più grande impresa sportiva di sempre: record assurdo, è storia

Una storia che ha dell’incredibile: l’atleta trionfa da meno quotato ed in mezzo ai campioni. È nella storia di questo sport.

I bookmakers sono famosi per creare quote di eventi sporti su cui la Dea bendata dello sport agirà sovvertendone sorti e risultati, tra la gioia incredula degli appassionati e la rabbia incontenibile degli scommettitori che avevano puntato sul più classico dei “cavalli vincenti”. Pensate di essere gli unici ad aver perso una giocata sicura? Pensate che con il Leicester di Claudio Ranieri che vince la Premier League le avete viste proprio tutte? Evidentemente non conoscete la storia di Steven Bradbury.

Steven Bradbury
Pixabay

Come tutte le grandi storie di chi ce l’ha fatta partendo da underdog ci sono: una valanga di atleti più talentuosi, una stramba all’apparenza ma tragica nel profondo storia alle spalle, una dose di fortuna tanta da permettere al Varese Calcio (non ce ne vogliano i tifosi per l’esempio) di vincere otto Champions League di fila ed un video memorabile commentato dalla Gialappa’s Band che ti lancia nell’Olimpo dell’epicità sul web. A tutto questo va aggiunto un risultato clamoroso ed un protagonista bizzarro.

La ricetta è servita, voilà, il risultato si chiama Steven Bradbury alle Olimpiadi Invernali di Salt Lake City 2002. Steven Bradbury è australiano, è un pattinatore di short track e si presenta alle Olimpiadi Invernali nel 2002 a soli 29 anni con l’intenzione di smettere: gli infortuni sono stati tanti, i risultati pochi, la passerella olimpionica sarebbe proprio un bel modo di dire addio ai pattini, sfidando i più talentuosi e famosi atleti di questo sport.

Ed è qui che la magia si crea, qualcosa si genera nelle sotto trame di questa storia, come se la Dea bendata stesse tirando nuovamente i dati scombinando le carte, ma quanto può deragliare dai binari prestabiliti questa Olimpiade? Quanto possono realmente essere sovvertiti i pronostici? Sì, il terzo o quarto più quotati possono dare il duecento per cento e battere i più indicati alla vittoria finale, ma difficilmente il meno quotato può farcela contro tutti.

Così cominciano le gare di short track, sulla pista ci sono i favoritissimi Gagnon e Ohno, insieme agli ottimi Dong-Sung, Turcotte, Jiajun, Hyun-Soo e Terao, tutti pattinatori di altissimo livello, e poi c’è quell’australiano lì, quel Bradbury che non avrebbe una chance neanche a pagarla oro ed infatti partecipa più per divertimento che per altro… “un gradino sotto” lo definisce il telecronista Rai.

La prima gara comincia e permetterà ai primi due classificati di avanzare, sono le eliminatorie per approdare in semifinale, Gagnon domina e Bradbury arriva terzo, fine dei giochi per l’australiano. Invece no, perché un’irregolarità commessa dal favoritissimo Gagnon gli vale la squalifica e pertanto Bradbury ne prende il posto in semifinale: che fortuna Steven!

Cominciano le semifinali, start della gara e Bradbury parte malissimo: è ultimo dopo pochissimi secondi. Anche qui passano i primi due che andranno a giocarsi la finale con i medesimi dell’altra semifinale ed un quinto ripescato. Ad un giro dalla fine Bradbury è sempre ultimo ma la Dea bendata lancia di nuovo i dadi in suo soccorso: cadono i quotatissimi Jiajun, Turcotte e Dong-Sung, Bradbury li supera e ottiene il pass per la finale.

In finale affronta il lanciatissimo Ohno ed i bravi Jiajun, Turcotte e Hyun-Soo, non c’è speranza per l’australiano. Siamo ad un giro dalla fine e la lotta fra i quattro è serratissima, sono tutti lì meno che Steven Bradbury che è ultimo ed anche piuttosto staccato.

È di nuovo tempo, però, che la Dea bendata lanci i dadi del caos e gli atleti non possono che sperare per il meglio… mezzo giro alla fine: Jiajun tenta il sorpasso su Ohno ma perde l’equilibrio e cade trascinando a terra lo statunitense che scivola colpendo gli altri due colleghi, il canadese Turcotte ed il coreano Hyun-Soo. Non è possibile, ma è reale, Bradbury rilassa i muscoli, alza le braccia e taglia il traguardo da primo classificato in mezzo all’incredulità di tutti ed alle risate di pochi.

Steven Bradbury termina la sua carriera l’esatto momento dopo aver vinto quell’oro a Salt Lake City nelle Olimpiadi Invernali del 2002. Incredibile, a dir poco.

Steven Bradbury? Video, incidente, oro, infortunio, gara

L’epico trionfo di Steven Bradbury fu raccontato divertentissimamente dalla Gialappa’s Band, ma la storia dell’atleta australiano è tutt’altro che simpatica.

VIDEO GIALAPPA’S

Bradbury era considerato un buonissimo prospetto da giovane tanto che vinse una medaglia d’oro, una d’argento ed una di bronzo ai Mondiali del ’91, del ’93 e del ’94, oltre che al bronzo ottenuto nel ’94 alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer nella staffetta.

Ma una serie di infortuni gravi ne minano crescita sportiva e talento: prima perde 4 litri di sangue per via di una bruttissima ferita riportata all’arteria femorale che per poco non lo uccide, nel ’97, poi si frattura il collo tre anni più tardi.

Dirà più tardi della sua vittoria a Salt Lake City che “non ero certamente il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara. L’ho vinta dopo un decennio di calvario“. Come dargli torto.

Oggi Steven Bradbury è un commentatore televisivo di eventi sportivi per la TV australiana.

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