In Qatar si sta disputando uno dei Mondiali più discussi e controversi di sempre: dentro al campo e negli spogliatoi la vergogna continua!
Il Mondiale in Qatar sta offrendo uno spettacolo molto gradevole per quanto concerne le partite: gol, giocate, numeri e sorprese sono all’ordine del giorno. Le favorite del Mondiale poi regalano sempre grande show. Nessuno ha dimenticato tutte le controversie che costellano l’universo Mondiale Qatar, ma tant’è, siamo impotenti e siamo spettatori.
Tutto il male ed il brutto che ha accompagnato questi mesi di “calcio” pensavamo che una volta scesi in campo l avremmo accantonati, e invece non è così. In Qatar la vergogna continua ad essere dominante e c’è chi si è stancato di vedere determinate scene. Rispetto e valori dello sport stanno venendo meno anche dentro al campo, non solo fuori.
In Qatar succede di tutto, anche ciò che non vorremmo accadesse. Abbiamo assistito a numerose cacce all’uomo: Serbia, Uruguay e Messico si sono ad esempio macchiate di numerose entrare al limite del consentito. Per fermare Cristiano Ronaldo, Leo Messi e Neymar hanno usato le maniere forti le sopra citate, anche troppo forti onestamente, scadendo nel gioco violento e scorretto.
Fosse solo quello del gioco duro il problema. Durante Croazia-Canada i tifosi hanno bersagliato il portiere rivale della Foglia d’Acero prendendo in giro il suo passato e le sue origini. Terminata la partita tra Messico e Argentina negli spogliatoi è stato ripreso con un cellulare Messi mentre puliva a terra con una maglia degli avversari, poi scalciata via.
Questo un tweet polemico circa l’argomento fatto dal noto cantante Willie Peyote: “Football unites the world solo durante le pubblicità“. Ha ragione, i calciatori si riempiono tanto la bocca ma poi sono i primi a fare gesti e compiere azioni ripugnanti. Il Mondiale qatariota verrà ricordato male anche per il campo, non solo per quanto visto fuori.
Non disperate, “si può sperare che il mondo torni a quote più normali“ cantava l’indimenticato Franco Battiato. Aveva ragione lui, come sempre del resto, perché in un mondo di colpevoli e complici qualche mosca bianca fortunatamente c’è sempre.
Pensiamo ai tifosi di Giappone e Ghana, encomiabili, che dopo aver assistito alla partita hanno ripulito lo stadio dalla sporcizia. L’educazione non si compra e non si vince sul campo, per fortuna.
Pensiamo all’eleganza dei calciatori canadesi, coreani, spagnoli, danesi, sauditi, iraniani e olandesi, distintisi tutti per serietà e professionalità. Agli iraniani va il più grande plauso: scegliere di non cantare l’inno nazionale per prendere le distanze da ciò che accade nel loro Paese è da medaglia d’oro al valore.
E poi l’ultimo protagonista, il pescarese Mario Ferri. A lui non sappiamo se fare un applauso o meno, poiché l’invasione di campo è più uno show che un reale combattere per ciò che è giusto. Ma meglio qualche messaggio lanciato in faccia ai potenti in diretta mondiale che niente.
Il pescarese Ferri, non nuovo alle invasioni di campo, è entrato in campo durante il match tra Portogallo e Uruguay. Maglia di Superman, scritte pro Ucraina e pro donne iraniane, bandiera della pace e colori arcobaleno: insomma, il Ferri vestito di valori correnti si è fatto una corsa in campo e siamo certi che in Qatar una roba del genere te la faranno pagare cara.
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