Ducati rischia di autodistruggersi? Sì, ecco come

Ducati rischia di passare da dominare la MotoGP all’autodistruggersi in poco tempo, dovranno gestirsi al meglio ma lo scivolone è prossimo.

Spesso si ha l’impressione che Ducati, dopo anni difficili passati a rincorrere, possa in qualche modo pagare la strepitosa crescita vertiginosa che sta avendo negli ultimi tempi: una sorte di illimitato potere che rischia i dargli alla testa, un’arma contro i rivali che rischia pericolosamente l’effetto boomerang finendo così per autodistruggere il team rosso di Borgo Panigale. Attenzione per il 2023, in più nel 2022 manca una gara e il Motomondiale non è deciso

Ducati
LaPresse

Una delle pieghe che spesso prendono alcuni personaggi dei film è quella di lasciarsi corrompere dal troppo potere o peggio finirne schiavi involontariamente, mentre talvolta è perfino il loro obiettivo. Un rischio simile si sta materializzando, che ci crediate o no, in MotoGP.

Ducati quest’anno ha compiuto vent’anni di MotoGP avendo lei preso parte alla classe regina delle corse nel lontano 2003 quando schierava in pista Loris Capirossi e Troy Bayliss: da lì è iniziato un ventennio molto positivo ma non così pregno di vittorie, ma comunque parliamo di un team che ha vinto 3 titoli Team, 4 titoli Costruttori ed 1 titolo Piloti.

Ecco, da un paio d’anni a questa parte Ducati si è presa la palma di casa costruttrice più potente, capace di schierare tutti piloti molto forti e addirittura otto motociclette in pista suddivise in un team factory, un team satellite e due team clienti. E che motociclette, parliamo delle Desmosedici di Dall’Igna che ha messo su un bolide imbattibile.

Tutto questo potere va crescendo e gonfiandosi col tempo, cominciano ad arrivare anche i titoli e Bagnaia è a tanto così dal vincere il Motomondiale cosa che non accade dal 2007 quando Casey Stoner fece a pezzi la concorrenza.

Cosa c’è dunque che non va in tutto questo primeggiare? Che è troppo, non il primeggiare intendiamoci, ma l’essere ebbri di potere rischia di compromettere e rompere il giochino e le prime avvisaglie si sono già palesate: i piloti dei team satellite corrono per sé cercando gloria per acciuffare bonus e risultati, alcuni dei fantini scelti non sembrano essere in grandi rapporti tra loro e si fanno la guerra, il Motomondiale non è chiuso ed il motivo è proprio questo principio di autodistruzione.

Ducati, che rischio: lotte fratricide e disinteresse pesano!

Pecco Bagnaia è stato strepitoso tanto quanto il cavallo che doma, rimontando il campione del mondo in carica Fabio Quartararo in vetta alla classifica partendo da un -91 ed arrivando ad un +23 quando manca solo una tappa a calendario.

Eppure questo Motomondiale il buon Bagnaia l’avrebbe già potuto vincere da un po’ e in parte la colpa di questo ritardo è anche rintracciabile in ciò che dicevamo prima: disinteresse da parte di alcuni verso le sorti del Team Factory e la poca simpatia che intercorre tra piloti.

Uno su tutti Enea Bastianini, asso del Team Gresini Racing con un 2023 già scritto nel in Ducati, che a quanto pare continua a cercare punti per arrivare sul podio Mondiale sbattendosene della guerra fratricida con Bagnaia, di fatto continuando ad ostacolarne le vittorie, talvolta buggerandolo e talvolta mandandolo perfino a terra dopo sorpassi azzardati.

Un altro esempio sono le parole di Marco Bezzecchi, asso del VR46 in sella ad una Desmosedici, che dopo l’ultima gara ha candidamente ammesso di fregarsene del titolo di Bagnaia e di correre per sé.

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