I palloni hanno un nome: al Mondiale si fa la storia

Al Mondiale si sono scritte pagine memorabili nella storia del calcio e anche i palloni hanno sempre voluto il loro ruolo di prestigio.

La più importante competizione nella storia del calcio è senza ombra di dubbio la Coppa del Mondo, per questo motivo anche la scelta dei palloni non è mai stata casuale e soprattutto anche questi hanno avuto un ruolo così determinante da avere un nome del tutto proprio.

Mondiale Palloni
LaPresse

Quella in Qatar è stata la 22esima del Mondiale di calcio, con il pallone nel Paese mediorientale che non poteva di certo non avere un significato particolare e unico nel suo genere.

Il mezzo con il quale l’Argentina ha vinto il suo terzo titolo si chiama “Al Rihla” che in arabo starebbe a significare più o meno il termine “Viaggio” o “Diario del viaggio” e anche in questo caso è stato realizzato dalla Adidas, ormai sponsor dal 1970.

Molto particolare il nome invece di Russia 2018, che riprende il vecchio “Telstar”, ovvero un omaggio al primissimo pallone con nome della Adidas, ovvero quello di Messico 1970.

La differenza era solamente che nel pallone di quattro anni fa vi era l’aggiunta del numero “18”, un cambiamento minimo che venne apportato anche nel 1974 in Germania Ovest, con il nome che fu il “Telstar Durlast”.

L’unico altro caso dove si ebbero due nomi identici fu tra il 1978 e il 1982, con Argentina e Spagna che hanno scelto di chiamarlo entrambi con il nome “Tango”, anche se nella versione europeo c’era stata l’aggiunta del nome “Espana”.

Quest’ultima è la versione che ha permesso all’Italia di Enzo Bearzot di vincere il terzo titolo Mondiale a ben 44 anni di distanza dalla prima volta, mentre per aspettare il quarto trionfo si dovette aspettare la nascita del +Teamgeist di Germania 2006.

Questo inoltre ha avuto una caratteristica, infatti è stato il primo che ha cambiato versione in finale, passando così dalle classiche strisce nere a quelle d’oro.

Da Etrusco allo Jabulani: quanti nomi per i palloni del Mondiale

Leggendario è anche il pallone con il quale Diego Armando Maradona segnò forse il gol più bello della storia del calcio nel quarto di finale del 1986 tra Argentina e Inghilterra ed essendo ancora in Messico il nome perfetto non che essere “Azteca”.

Per Italia ’90 invece si scelse un grande ritorno al passato, con la scelta di una delle tante popolazione che avevano vissuto nel nostro Paese che ricadde sul nome di “Etrusco”.

Molto simili furono quelli del 1994 e del 1998, con la versione statunitense che venne chiamata “Questra” e che era di colore bianco e nero, mentre in Francia si optò per il “Tricolore” e infatti le linee era blu con un pizzico di rosso.

Tra i più indimenticabili c’è quello di Corea del Sud e Giappone nel 2002, fatto di colore oro e con un particolare simbolo al centro e che venne ribattezzato “Fevernova”.

Di sicuro il più criticato di tutti fu lo “Jabulani” in occasione di Sudafrica 2010, un pallone talmente leggero che fece invertire la direzione sulla creazione dei palloni.

Chiudiamo con Brasile 2014 e con il “Brazuca”, altro pallone molto colorato e il nome venne scelto perché in grande parte dello Stato sudamericano questo è il modo con il quale vengono chiamati le classi più povere.

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